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Il successo dell’Europeo ha travolto d’entusiasmo gli italiani, che aspettavano un momento di grande gioia collettiva da quindici anni, quando Fabio Cannavaro, nel cielo azzurro di Berlino, alzò la quarta Coppa del Mondo della nostra storia. La vittoria del titolo continentale, oltretutto, mancava da ben 53 anni. E per com’è maturata, al termine di un tiratissimo incontro a Wembley contro gli inglesi, ha reso ancor più epica l’impresa degli uomini di Roberto Mancini.

Un successo meritato, che, però, ha reso evidente come alla nostra squadra manca, purtroppo, un grande attaccante: Ciro Immobile è sembrato un pesce fuor d’acqua nel gioco di Mancini; Bellotti, al di là della proverbiale fisicità e generosità, non ha dato l’impressione di meritarsi la titolarità della maglia azzurra.

Gigi Riva

Eppure, l’Italia ha avuto alcune fasi in cui non sono mancate le grandi prime punte, quelle che riuscivano a bucare la porta con grande facilità, concretizzando il grande lavoro di squadra o mettendo in mostra le proprie doti. Il più grande di tutti, probabilmente, è stato Silvio Piola, che, al pari di Meazza, ha rappresentato l’espressione massima del calcio italiano nei primi decenni dello scorso secolo.

Anche il dopoguerra è stato in grado di regalare grandissimi attaccanti, dei veri e propri bomber che hanno regalato emozioni infinite ai tifosi azzurri e a quelli dei club nei quali hanno militato. Il miglior bomber italiano della storia moderna resta Gigi Riva, “Rombo di tuono”, un uomo della provincia varesina che, sbarcato in Sardegna, si è innamorato irrimediabilmente dei “quattro mori”.

La bandiera sarda, inserita nel 2011 nella “Hall of fame del calcio italiano”, detiene il record di marcature in nazionale (35) ed è stato tra i massimi protagonisti del primo florido periodo calcistico del dopoguerra, con la vittoria del titolo Europeo (1968) e del secondo posto al Mondiale di due anni dopo, in cui mise a segno un gol (quello del momentaneo 3-2) nella storica semifinale vinta contro i tedeschi, restata nella storia del calcio come la “partita del secolo”.

Paolo Rossi 

Un altro grande attaccante azzurro è stato, senza alcun dubbio, Paolo Rossi, per tutti molto più semplicemente “Pablito”, la cui recente scomparsa ha destato profonda commozione in

4 tutti gli amanti del calcio e, in particolare, della maglia Azzurra. L’eroe del Mondiale del 1982, quello in cui l’Italia, dopo un digiuno di 44 anni, tornò ad essere “Campione del Mondo”. Un’impresa ancora oggi che sa di leggenda.

Gli Azzurri di Bearzot, infatti, furono pesantemente criticati al termine del girone eliminatorio, dove ottennero solo tre pareggi. E tra i più bersagliati della stampa c’era proprio Pablito, convocato dal “Vecio” nonostante fosse reduce da una squalifica di due anni legato ad una presunta combine (dal quale fu poi prosciolto), apparso totalmente fuori forma. Bearzot, però, continuò a credere in Paolo Rossi. Ed ebbe ragione.

Nelle ultime tre partite, infatti, Rossi segnò sei goal che trascinarono l’Italia sul tetto del mondo, con l’indelebile perla della tripletta al Brasile, evento che nella terra del “futbol bailado” viene ancora amaramente ricordato a distanza di quarant’anni. Tralasciando Sivori, che vinse nel 1961 da oriundo, Rossi fu il secondo italiano a vincere il Pallone d’oro. Prima di lui Rivera. Dopo Roberto Baggio e Fabio Cannavaro.

Christian Vieri 

Dagli anni ‘80 sino alla metà degli anni ‘00, l’Italia ha sfornato attaccanti di razza in serie. Basti pensare, oltre al citato Rossi, a gente come Pruzzo, Vialli, Inzaghi, Toni o Montella, solo per citare alcune grandi prime punte che timbravano il cartellino del gol con impressionante regolarità. Una, però, ha rappresentato un’autentica punta di svolta: Christian Vieri.

Forte, possente, bravo a far salire la squadra, implacabile all’interno dell’area di rigore e migliorato tecnicamente col passare degli anni, il calciatore di origine australiana è stato l’assoluto protagonista di due Mondiali azzurri (Francia ‘98, Giappone&Korea ‘02), il cui esito, pur se non particolarmente fortunato, non ne ha oscurato la sua grandezza.

Vieri è stato immenso sul rettangolo verde e per la grande professionalità dimostrata quotidianamente in allenamento. Ma si è fatto notare anche per come ha vissuto, spensieratamente gli anni della sua giovinezza, come qualsiasi altro coetaneo dell’epoca, non disdegnando la possibilità di farsi accompagnare da donne di bellezza sublime, pari a quelle che gli utenti possono ammirare oggi collegandosi al sito Escortmaps.com.