David Gilmour è tornato a Verona per la sua ultima tappa del “Rattle that lock world tour” in Italia, e lo ha fatto in grande stile, incantando e meravigliando, come sempre.
Nel segno dei Pink Floyd, ma anche della deriva sui generis di Gilmour, per due ore abbondanti ha suonato sotto il cerchio psichedelico, facendo commuovere, esultare, e sopratutto applaudire.

Pezzi del suo album, come la magnifica “Rattle that lock”, ma anche la jazz e calda “The girl in the yellow dress”, scritta dall’inseparabile moglie Polly, e la poetica “On an island“, e “In any tongue”. Non sono mancati pezzi storici dei Pink Floyd per dare al pubblico in delirio delle gocce di storia e di ottima musica, come “Shine on you crazy diamond“, “Run like hell”, “High Hopes“, “Time/Breathe”, “Fat old sun”, “Sorrow“. Pubblico in delirio per “Wish you were here” e “Money“, come per la splendida “Coming back to life“.

Tutti in piedi, sotto le luci psichedeliche ed i meravigliosi effetti speciali, per la struggente “Comfortably numb“, e al momento dell’assolo era più di una persona a versare lacrime. Perché la vera musica, quando arriva, quando se ne va, lascia un segno caldo e forte. E David Gilmour nel suo tour italiano, ed anche ieri a Verona, ha lasciato l’ennesimo segno alla massima potenza, il segno dei Pink Floyd.