Per Schwazer il risultato delle controanalisi è stato una forte botta. Le analisi dei campioni rilevati a gennaio e risultati positivi al doping, infatti, danno ancora gli stessi risultati: positivi agli steroidi anabolizzanti. Il verdetto per il marciatore azzurro è uno solo: deve dire addio a Rio 2016, le Olimpiadi del riscatto per il marciatore che aveva subito tre anni e mezzo di squalifica per essere risultato positivo al doping.
Ma Schwazer non si arrende all’evidenza. In una nota il marciatore ha detto: “Lotterò fino all’ultima possibilità per far chiarezza su questa storia: voglio andare alle Olimpiadi per dare una risposta in gara perché sono pulito. Dopo la notizia della positività non ho mai smesso di allenarmi nonostante il dolore, la rabbia e l’amarezza che assorbono tutte le mie energie. Lo faccio per il mio allenatore, per chi mi è sempre stato vicino e per tutti quelli che ogni giorno dimostrano di credere in me e nella mia innocenza”.
I suoi legali hanno paventato la tesi di un complotto e di un’irregolarità, sostenendo che le provette del marciatore siano state inquinate dall’esterno.
“Abbiamo eccepito irregolarità anche gravi nel trasporto al laboratorio convenzionato del campione di urina prelevato ad Alex” dicono i suoi legali. “Vogliamo la verità”. Ma la realtà, per ora, è il sogno delle Olimpiadi che svanisce.