Giustizia per Cesare Iori, indagini per la verità sull’incidente
La morte di Cesare Iori sarebbe potuto essere un caso come tanti altri, ma per fortuna questa volta la giustizia, grazie anche alla caparbia della moglie della vittima e degli avvocati da lei incontrati, non finirà in un vortice oscuro senza colpe.
Cesare Iori stava viaggiando sulla provinciale Sant’Angelo in Villa-Strangolagalli, con uno scooter. Era il 27 agosto del 2005. Vicino a Casavitola, però, rovinò a terra e si procurò delle gravi ferite, che lo indussero al coma.
Ancora non si sa che cosa urtò, o se qualcuno fosse responsabile della sua caduta: Cesare Iori trascore gli ultimi anni a Cassino, vicino alla moglie ed alla figlia, dove morì senza mai riprendersi dal coma vegetativo, nel 2008.
Qui inizia la battaglia legale della famiglia e della moglie, Tamara Picarazzi, che non si arrese mai a credere alla tesi dell’incidente. Testimoni avevano detto di aver visto due mezzi coinvolti, ma i soggetti coinvolti nell’incidente non vennero mai trovati.
Furono anni di sofferenze e calvario, finché la vedova non incontrò due avvocati, Gabriele Scaccia e Marco Cianfrocca, che permisero di ottenere per Tamara e la figlia un risarcimento economico, ma soprattutto che evidenziarono che Iori fu una vittima della strada: il suo scooter fu urtato da ignoti.